Con una sentenza che ha riscaldato il clima politico di questi giorni il Tar del Lazio ha stabilito che “I pazienti in stato vegetativo permanente, che non sono in grado di esprimere la propria volonta’ sulle cure loro praticate o da praticare e non devono in ogni caso essere discriminati rispetto agli altri pazienti in grado di esprimere il proprio consenso, possono, nel caso in cui loro volonta’ sia stata ricostruita, evitare la pratica di determinate cure mediche nei loro confronti”.

I giudici del Tar aggiungono che il paziente “vanta una pretesa costituzionalmente qualificata di essere curato nei termini in cui egli stesso desideri, spettando solo a lui decidere a quale terapia sottoporsi”. La sentenza (n. 8560/09) è stata emessa su ricorso presentato dal Movimento difesa del cittadino (Mdc) in relazione alla direttiva del ministero del welfare che aveva intimato a tutte le strutture del Ssn di impedire sempre l’interruzione dell’idratazione e alimentazione artificiali in pazienti in stato vegetativo permanente. Ora la sentenza fissa il principio per cui la volontà del paziente va sempre rispettata in relazione al trattamento di alimentazione e idratazione artificiali. Si tratta di questioni, spiega il Tar, che coinvolgono il diritto di rango costituzionale quale e’ quello della liberta’ personale che l’articolo 13 della costituzione qualifica come inviolabile.