Assicurazione Catastrofale Obbligatoria, IVASS: “Lavori in Corso sul Decreto Attuativo”

“I lavori per la stesura del decreto attuativo” dell’obbligatorietà assicurativa per le imprese contro (alcuni) eventi calamitosi “sono in corso e IVASS sta fornendo il proprio contributo tecnico” ha riferito ieri Riccardo Cesari, consigliere dell’istituto di vigilanza, durante il convegno “Calamità: nuovi percorsi per la ricostruzione” organizzato a Roma dal Dipartimento Protezione Civile. Pur non sbilanciandosi sui tempi di emanazione del testo, Cesari ha evidenziato tre aspetti chiave per il successo della normativa.

Definizione dei fenomeni naturali coperti

Il primo punto riguarda la definizione precisa dei fenomeni naturali coperti dalle polizze, essenziale per garantire trasparenza ai sottoscrittori e permettere alle compagnie di prepararsi adeguatamente per adempiere agli impegni contrattuali (ad esempio, attraverso consorzi o l’uso di riassicurazione privata e supporto Sace), e all’IVASS di verificarne le condizioni di solvibilità.

Livello di mutualità

Il secondo punto riguarda il raggiungimento di un livello sufficiente di mutualità, senza il quale “il costo della copertura potrebbe risultare elevato nelle aree più esposte alle calamità naturali e meno forti economicamente”, considerando che “le 5 tipologie catastrofali individuate hanno una diversa distribuzione geografica“.

Contratto-base per la competizione

Infine, “l’assenza di un contratto-base rende difficile la comparazione dei contratti offerti e quindi la competizione” tra i vari operatori.

Partecipazione mista pubblico-privata

Il modello in esame prevede una “partecipazione mista pubblico-privata, già presente in altri Paesi: le compagnie valutano i rischi, predispongono i contratti e stabiliscono i prezzi delle coperture; lo Stato, tramite Sace, funge da riassicuratore di ultima istanza”. Questa formula si basa sulla complementarità delle due soluzioni.

In teoria lo Stato non sarebbe tenuto a intervenire, ex post, se non per il ripristino di aree e strutture di sua pertinenza; e comunque si ridurrebbe l’onere per la ricostruzione, spesso “incerto” per tempi e modalità, deciso in base a “valutazioni contingenti e criteri variabili“, piuttosto che in modo calibrato sui danni subiti da ciascuna persona o azienda. Inoltre, la distribuzione dell’onere fiscale non incentiva la mitigazione dei rischi.

Le compagnie, invece, “ripartiscono l’onere in anticipo e, dopo la calamità, chi subisce i danni riceve un risarcimento” – sicuramente più certo, tempestivo e commisurato – “a carico di tutti gli assicurati, cioè coloro che condividono gli stessi rischi“. Una polizza ben strutturata incentiva così l’adozione di precauzioni per contenere le perdite ma “deve essere supportata da adeguate politiche pubbliche, inclusa l’obbligatorietà, per minimizzare la selezione avversa e le distorsioni percettive che portano a sottovalutare i rischi futuri“. La scarsa diffusione di tali prodotti, infatti, non solo aumenta i premi “ma non garantisce nemmeno il raggiungimento di minimi obiettivi redistributivi che l’intervento pubblico può perseguire“.

Dispositivo finale

Il dispositivo finale, in cui il Mimit è principalmente coinvolto, dovrà risultare contemporaneamente: sostenibile “sia dal lato dell’offerta sia della domanda, presupponendo che una delle chiavi del successo del progetto sia la più ampia diffusione della copertura“; ed efficiente “nella sua attuazione operativa“, soprattutto nell’erogazione delle prestazioni. È quindi necessario creare un sistema integrato tra i vari attori coinvolti nel provvedimento, per proteggere l’economia nazionale e farla ripartire rapidamente dopo un disastro.

Ma, innanzitutto, sono “fondamentali gli interventi volti alla mitigazione dei rischi catastrofali“. Anche perché, nonostante i progressi scientifici e tecnologici, “la capacità di prevedere esattamente quando, quanto e dove colpiranno rimane limitata“. Sono quindi urgenti misure prioritarie “per la prevenzione e la preparazione alle calamità, attraverso investimenti in infrastrutture resilienti e sistemi di allerta precoce” ha ammonito Cesari all’inizio del suo intervento, altrimenti nessun decreto potrà “ridurre i danni e l’impatto finanziario conseguente“. Una delle soluzioni è rappresentata dalle polizze per i danni ambientali, che presentano un gap assicurativo ancora maggiore rispetto a quelle per i danni subiti.